MR. ROBOT – STAGIONE 1 - di Sam Esmail (2015) Lo hacker che bontà!

Da pochi minuti ho aggiornato l'FTP. Mi sento più sicuro ogni volta che lo faccio. Chiunque può trovare quel singolo preciso file di configurazione del rootkit, con uno schema di indirizzi IP puoi raggiungere anche Andromeda, farti una pisciatina e tornare indietro. Decriptare i miei rootkit sarebbe come poterlo fare ogni volta. Pisci, ti scrolli il cazzo, mi fai ciao con la manina e te ne torni a casa. E poi, a tua discrezione, ritorni ad usarmi come il tuo cesso privato. In fondo sono abbastanza rintracciabile nelle board, per non parlare di IRC. Tralasciando ovviamente le sessioni VPN. Il tuo rootkit all'interno della mia uretra, verso il mio malware, oltre il mio apparato riproduttivo. Sì, a quel punto potrei far  crashare l'host ma, amica mia, i buoi sarebbero già fuori a smerdare ovunque. All'interno della mia server farm. Tsè, hai voglia poi a ripristinarli; il sistema offline non mi aiuterebbe molto, non sarebbe più così comodo. Per fortuna, a livello di anonimato, da tempo ho smesso di usare il sistema Tor. Lo so bene che il protocollo di onion routing ha delle falle. Basta prender mano ai nodi d'uscita ed eccoti bello apparecchiato il controllo del traffico. Quindi, un pochetto di attenzione al server FTP; è importante spalleggiare la rete SCADA dagli scaricamenti. Non ci vuole poi molto affinché ti ritrovi un occhio virtuale nella tua vita reale, magari mentre la stai leccando alla tua ragazza o a tua moglie o magari mentre lo stai succhiando a quel collega di ufficio così carino e gentile. E mentre sei lì che lecchi o spompini, qualcuno ha già installato una backdoor, cavalcando i sistemi a nastro LTO-9 dei data center. E sono cazzi tuoi poi, con quella bella rete virtuale nell'intranet. E quindi nel tuo intraculo. A quel punto puoi anche timbrare la spedizione dei backup analogici. Sì, c'è sempre la scelta ultima. L'auto-riprogrammazione. Riconfiguri l'ambiente desktop, magari non KDE ma Gnome, e sei quasi a posto. Procedure standard a quel punto. Riavviare i provider, spostare i dati, reindirizzare il traffico cambiando DNS - giusto per configurarlo per l'auto switch - e dopo una rapida occhiatina al file dat l'accesso al root è riconfigurato. E da qui puoi continuare a fingere di strozzarti con lo scroto del tuo amato o bagnarti le labbra con la fica bagnata della tua bella. Ti puoi prendere anche il tempo per guardare la tua anima gemella e dire qualcosa tipo Hey, ho scritto io quel rootkit. Che orgasmo. Avrai pieno accesso alla directory root in umide zone genitali. Ad oltranza. 
Detto questo, dovrei farmi di morfina per riuscire a vedere tutte le serie tv presenti nel mercato delle serie tv. Trenta milligrammi al giorno, per non rischiare la dipendenza. Per quello mi basta l'alcol, dico, per la dipendenza. Solo che poi dove me la procuro la morfina? Da qualche diavolo di sudamericano basso o tarchiato, tozzo o pelato? Ad ogni modo, dicevo, dovrei farmi di qualcosa per spararmi tutte le serie tv presenti nei canali televisivi (cioè Torrent-Tv). Solo che alla fine mi ritroverei fatto come il succo alla pera di un moccioso di dieci anni e con gli occhi tipo: innocente cerbiatto sente il colpo del fucile e si spaventa moltissimo. Sì perché il protagonista di Mr. Robot ha questi occhi spiritati, ma così spiritati che se la gioca alla grande con Mara Carfagna. Anche lei con quell'aria da cerbiatto in trappola. Per una questione di equilibrio quantico spero che i due non si incontrino mai. Elliot Alderson, interpretato da Rami Malek (molti, si fa per dire, se lo ricorderanno nella serie di Una notte al museo o in The Master) è un ingegnere che si occupa di sicurezza informatica. Nello specifico lavora in una società che deve badare alla sicurezza della E Corp, un colosso megacorportivo, "il piu' grande conglomerato nel mondo". Le cose scorrono più o meno come al solito fino a quando Elliot non viene contattato da Mr. Robot (Christian Slater), non un giovinastro che si trasforma in un razzo missile con circuiti di mille valvole ma un ominide a capo del gruppo hacker denominato Fsociety. La Fsociety vuole smantellare la E Corp grazie ad Elliot che lavora nella Allsafe Security. 
Quindi una storia di invasione, invasione ed evasione da parte di persone come Elliot che con enorme spirito di giustizia dichiarano guerra a quell'un percento dell'un percento che controlla il mondo. Questo perché il mondo è una abnorme truffa e al suo interno uomini e donne si muovono come sedati. Nelle migliori intenzioni il protagonista di Mr. Robot vorrebbe porre fine a quelli che giocano ad essere Dio senza alcun permesso. Peccato che anche lui, a suo modo, gioca ad essere Dio senza alcun permesso. Grazie al mondo insito nei tasti di un computer, Elliot si addentra nelle vite degli altri. Spia il privato, spia le identità e non contento talvolta le modifica. Gioca in anticipo, colpendo nascosto da uno schermo. Questo gli permette di decidere con comodità cosa è giusto e cosa è sbagliato e di prevedere le mosse di chi poi andrà a trovare nel mondo reale. La prima volta che incontriamo Elliot lo vediamo infatti intento a distruggere la vita di una persona. Non in modo gratuito, l'uomo sotto accusa gestisce un traffico di pornografia minorile. Tuttavia questo lo legittima? Direi di no. La caccia al pedofilo è una cosa che trovo estremamente odiosa. I confini sono troppo sottili, quelli tra il mostro ed il giusto. In questo caso poi parliamo di quello che è un disturbo psichiatrico. Per fortuna Elliot non si traveste da bambino per andare a stanare il pedofilo per poi farne un servizio televisivo. Tuttavia il presentarmi il protagonista partendo da qui me lo rende già da subito detestabile. In tal guisa, il giovane Elliot Alderson interpreta bene il cosiddetto ottimo paretiano. Lo star bene di Elliot comporta la caduta di qualcun altro. Tema quanto mai attuale giacché siamo esseri umani, al di là del fatto del credere negli esseri umani che hanno il coraggio di essere umani. Da qui la mano invisibile di Adam Smith e quindi quella sorta di eterogenesi dei fini. La E Corp si muove nel suo massimo interesse, il massimo interesse della E Corp si tramuta poi in benefici per l'uomo della strada. La Apple ha guadagnato miliardi sulle spalle di bambini, il mondo si accalca per acquistare l'ultimo modello di I-Phone. E quindi ecco che Elliot nutre ogni tanto il desiderio di salvare tutti da questa mano invisibile, ottimo dipendente di giorno e hacker vigilante di notte. 
Il nostro anti-eroe vorrebbe quindi salvare il mondo dai cattivi ma oltre il cercare di braccare i cattivi deve anche cercare di stabilizzare sé stesso. Già, perché Elliot soffre di un qualche disordine anti-sociale. Detesta gran parte del genere umano, non ama farsi toccare, guizza velocemente nella società nascosto dal suo cappuccio. Ora, guardando questo lato di Elliot non ho potuto non pensare al fatto che fondamentalmente Elliot, l'anti-sociale, ha più rapporti sociali di me. Oltre al simpatico pesciolino Qwerty, gode dell'amicizia di giovani belle donne che in fondo in fondo sembrano subire il suo fascino da uomo misterioso. Per dire, ad un certo punto si porta a casa la sua amica Angela che non vede l'ora di guardarsi Ritorno al futuro con lui, peccato che trovano un ostacolo. Quale? Sul letto di Elliot c'è una fanciulla nuda, quella con la quale lui era stato la sera precedente. Se questo significa essere degli asociali io ci metterei la firma seduta stante. Se Elliot è un antisociale io cosa dovrei essere visto che non possiedo neanche un telefono cellulare e visto che non vengo elogiato dal capo, né bramato da gruppi segreti e visto che neanche io amo farmi toccare e visto che non colleziono fotografie di me con amici festanti? Quindi, spacciarmi Elliot per un asociale che combatte contro i mali del mondo mi suona davvero male. Elliot in qualche modo è egli stesso una personcina che si crede Dio. Il suo mondo coscienziale è tutta una serie di 1 e di 0, senza sfumature di sorta. Può permettersi di fare quel che vuole, anche di smontare un uomo che viene giudicato misero e ridicolo solo perché gli piacciono i gatti. Cristo, anche a me piacciono i gatti. Cosa dovrei fare? Lasciare che un ragazzino mi insulti per questo e che dall'alto della sua esperienza di vita si innalzi a giudicare la mia di vita? Ma vaffanculo Elliot Alderson! Anche da parte della mia gatta. Per fortuna ogni tanto c'è una mano invisibile che lo ridimensiona, magari facendolo volare giù da un muretto. E questo mi ha ricordato una volta nella quale ho volontariamente schiacciato nella portiera della macchina le dita di una mano di un giovane uomo. Non forte da fargli diventare le unghie nere ma abbastanza da svegliarlo dal suo torpore alcolista. Perché l'ho fatto? Per le medesime ragioni per le quali Elliot va poi a farsi un salto al suolo. Per lucidissime ragioni come questa, non credo che potrei stare molto simpatico ad Elliot. Già solo per la storia dei gattini. Così è la vita, null'altro che invasioni di handle da sorgenti IP e uno stagno ove far rimbalzare spensierati i sassi. Insomma nessuno è perfetto. 
Spostandosi dalla trascinante simpatia di Elliot, ci imbattiamo poi negli altri personaggi. Tutti scritti decisamente bene. Tutti abbastanza problematici. Una problematicità che vede nel personaggio di Tyrell Wellick (Martin Wallström) un degno rappresentante. Tyrell Wellick par esser stato partorito dal culo di Patrick Bateman. Lui è quasi sicuramente il mio personaggio preferito di Mr. Robot, così debole e psicotico, così curato, snob ed elegante. Con lui il concetto di bipolarità, di pisciare, di inculare, di paternità e di coppia assumono un senso squisitamente apologetico. Tyrell Wellick è come se fosse ciò che Elliot Alderson soffoca. È il malessere palesato, estremizzato. Più volte ho sperato di vedere Tyrell con un ascia nascosta dietro la schiena, mentre cerca di spiegare ad Elliot il senso intrinseco della musica degli Huey Lewis and the News. Come ho detto, anche il resto dei personaggi si bea di una scrittura come si deve. Capaci di reggere da soli, senza il nostro amato Elliot. Non a caso in un episodio Elliot si riposa per lasciar spazio agli altri. Altri tra cui la sua amica Angela (Portia Doubleday), la sua vicina di casa Shayla e il cane Flipper. E ci sarebbe da aprire una parentesi su Flipper e sul modo di Elliot di prendersi cura di un animale. Il giovane hacker si prodiga appena di portarlo a fare i suoi graziosi bisognini, più che altro sembra che preferisca farsi scagazzare la casa. Cristo! Cioè, Krista, la psicoanalista di Elliot. Ossia il personaggio meno convincente della serie. La scelta azzeccata della voce fuori campo di Elliot non credo che richieda un passaggio ulteriore quale quello del mostrarci una indagine di lui attraverso l'occhio di una malinconica Krista. E se la psicoterapia ha un senso in virtù dei problemini di Elliot, il tutto è confezionato in modo eccessivamente sbrigativo. E ne risente anche il personaggio di Krista, una Gloria Reuben costretta a sciorinare un catalogo di espressioni di sorpresa e di scoramento. Una donna, Krista, usata da Elliot anche e soprattutto quando lui decide di dire la verità nient'altro che la verità. Una verità e quindi una ammissione di menzogna che lui non può fare a meno di accompagnare con un elenco del privato della psicoterapeuta. Come a palesare, per l'ennesima volta, il suo esecrabile potere nonché la sua mancanza di empatia. Ad ogni modo, povero Flipper. 
E quindi, Mr. Robot. Serie ideata da un regista-scrittore egiziano a partire dai suoi cugini*. Da quello spirito di rivoluzione che lui ha visto nei suoi cugini nel pieno della Primavera araba. In teoria Elliot dovrebbe quindi incarnare questo medesimo spirito rivoluzionario all'interno ovviamente di un contesto differente. Se la rabbia dei giovani arabi sfruttava a pieno il potere dei social media, trovando un elemento vincente nel fatto che le vecchie generazioni erano invalidate nel bloccare cotale strumento, la rabbia di Elliot contro il mondo trova avversari abili e capaci quanto lui. La sua lotta contro un sistema che ci vede assoggettati al potere delle imprese e dei governi è ardua. Elliot in tal senso deve vedersela altresì con sé medesimo nonché con la sua discutibile idea di privacy. A dar corpo a tutto questo po' po' di contrasti ci pensa Rami Malek, l'attore di origini egiziane che interpreta Elliot. Credo sia ancora presto per capire se il buon Malek non è niente male ed è un attore coi fiocchi; bisognerebbe vederlo in altre prove affaccendato. Inoltre vi è pure il rischio che nei ruoli si scambi con il fratello gemello Sami. Tra l'altro, per quanto riguarda Rami Malek, anche lui ha subìto il meccanismo dei debiti nei quali incappano gli universitari americani**. Meccanismo che proprio in Mr. Robot si vuole abbattare. Adesso, grazie al suo lavoro di attore, Rami Malek non potrà, si spera, incappare nuovamente in problemi di debiti. E bravo Malek. Sì, si può di certo e ben donde affermare che in Mr. Robot lui è notevolmente bravo. Nulla da eccepire, potrei dire se conoscessi il significato di questo termine, eccepire. Così come nulla da eccepire sulla notevole regia di Mr. Robot. 
Forse può risultare una furbata un pochetto smorfiosa quella di fare queste inquadrature che non centrano il soggetto ma alla fine sono funzionali, e si capisce che il tutto non è un borioso fraseggio dal fatto che anche le altre soluzioni di regia sono ben articolate. Un esempio - forse il più azzeccato - è nel finale del sesto episodio. Per quanto altamente improbabile lo svolgersi della vicenda, a quietare i dubbi dello spettatore su un eccesso di ingenuità è un movimento di macchina che carica in sé un pathos in crescendo. Una adesione perfetta alla vicenda e al personaggio. Or dunque, forse questo Mr. Robot è l'unica sorpresa in fatto di serie tv del lontano 2015. È una serie fatta a dovere; regala momenti di spessore seppur - a mio inutile parere - più dal punto di vista tecnico che emotivo. Nel senso che Mr. Robot non mi ha particolarmente coinvolto. Non ho avvertito un godurioso fremito. Non sto smaniando dalla voglia di sapere come andrà a finire. Non so perché avverto ciò in me. Forse perché la serie è illusoriamente originale. Prende spunto da cose già viste e da crismi ormai noti e allo stesso tempo si coglie un potenziale, un potenziale sovente un po' buttato via. O forse non mi ha particolarmente coinvolto per il fatto che Elliot Alderson lo vorrei vedere preso ad asciate o almeno ad ascelle da Tyrell Wellick. Un Elliot troppo incentrato su sé stesso, sulla propria visione del mondo. Un mondo che lui priva di novità e di fantasia visto che, barando, si appropria della vita altrui. Gli interessi di Elliot vanno a discapito di chi lo circonda, giusto per rimarcare la mano invisibile di Adam Smith. In questo caso l'egoismo di Elliot non arreca vantaggi. E in qualche modo, per quanto riguarda Elliot, ci si può affidare non a Smith ma a Mandeville. Vale a dire, non è l'espropriazione o la violenza a dominare il mondo ma la vanità. La vanità consuma ma possiede anche un beneficio non da poco, la creatività. Qualità questa che a Mr. Robot non è estranea. 

*http://www.slate.com/blogs/outward/2015/06/24/mr_robot_gay_character_sam_esmail_explains_why_the_show_needed_one.html


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