MISSION: IMPOSSIBLE - ROGUE NATION di Christopher McQuarrie (2015) Velocità di Crociera

Tra non moltimissimi anni avrò l'età che Tom Cruise ha adesso ma so già che non farò le cose fighe che fa Tom, dico a livello di fisico. Molto probabilmente oltre a ritrovarmi uno scroto così flaccido da poter riscrivere il concetto di piercing per quanti anellini potrò infilarmici, sarò anche uno di quelli con problemi alla schiena. I movimenti sessuali a due mi verranno ostici e verrò unicamente grazie a mano Natura. In fondo ho sempre pensato che l'arte della masturbazione è un arte senza fine, non è escluso che si eiaculi anche da morti. Tommaso Crociera è sempre stato un gran figo, un esempio totale di autostima nonché una bandiera del Fallire? Col cazzo! È lui una di quelle persone da prendere ad esempio. Ad esempio? Be’, senti qua. Una volta mi trovavo a Madrid ed ero in aeroporto. Me ne stavo in fila aspettando di salire sul velivolo e mangiucchiavo patatine. Dal finestrone vedo un aereo che si sta staccando dal serpentone, cioè da quella passerella atta a far entrare le persone nel mezzo volante. Mangiucchio le mie patatine e tra me e me mormoro Guarda che carino, quell'aereo si sta spostando. Magari lo vedrò decollare. Sgronch, sgronch, sgronch. Nel frattempo la mia fila non si muove di mezzo centimetro. Ad un certo punto, mentre mi sto appassionando alle varie manovre dell'aereo sulla pista, mi sovviene un atroce dubbio. Guardo in fondo alla fila per capire ove sta andando tutta questa gente e mi accorgo che tutti loro stanno andando dove io non dovrei andare. Mi accorgo che mi sono messo in coda sulla fila sbagliata! Le patatine che stavo mangiando mi si spengono in bocca e non mi ci vuole molto per capire che il mio posto sarebbe dovuto essere nell'uscita poco più avanti. Quella dove ora non c'è nessuno giacché i passeggeri sono già seduti ai loro posti. Mi metto a correre e raggiungo la mia uscita. Appena la giovane donna al bancone mi vede capisce tutto e prende subito il telefono e prova a chiamare il mio aereo. Niente da fare. Si è già staccato dal serpentone e l'unica cosa che posso fare e continuare a sgranocchiare le patatine, quelle che stavo mangiando mentre guardavo il mio aereo prepararsi al decollo. Cosa avrebbe fatto Tom? Eh, eh.
Mission: Impossible – Rogue Nation parte in salita. Parte con Tom Cruise attaccato come un geco ad un aereo. La cosa è talmente esagerata da apparire inverosimile. Se fosse un effetto in CGI, potremmo star lì a cercare le prove della improbabilità di fondo. Solo che non è un effetto speciale, Tom è davvero attaccato ad un aereo che sta decollando, per la precisione un Airbus A400. Certo sarà avvinto in estrema sicurezza ma prova ad attaccarti tu ad un aereo. Dico, io al massimo mi attacco al cazzo. Anzi, molto di noi lo fanno; la vita è così. Tom no. Non solo. Quella che poteva essere una (seppur efficace) tamarrata vira in modo intelligente sul comico. Quindi, momento action frammisto a momento comico, frammisto a credibilità. La ciliegina sulla torta ce la regala infine ancora Tom che dopo essersi prodigato in tutte queste cose esagerate con un fare non arrogante ma lusinghiero e soprattutto ironico ammicca al cattivo di turno e a suo modo anche allo spettatore. Un qualcosa tipo Che ci vuoi fare, sono ancora un gran figo. Dopo questo momento assurdo, Rogue Nation riesce a mantenersi in quota o precipita rovinosamente? Ma soprattutto, penso di dover usare metafore aeree per tutto il resto di questa non-recensione? Rogue Nation scorre con quella speciale grazia dei film scritti bene, scritti quasi completamente bene (Christopher McQuarrie si era portato a casa un oscar per la sceneggiatura de I soliti sospetti). Paradossalmente è uno di quei film coi quali puoi spegnere il cervello in modo intelligente. Insomma, fai spegnere il tuo cervello per 131 minuti. Il film rispetta lo spettatore - nel suo essere un prodotto di mero intrattenimento - e rispetta anche sé stesso. In che senso? Nel senso che è girato con tutti i crismi, cosa questa che ha una sua importanza e assieme a cose esplosive, impegnative apnee e invidiabili movimenti ginnici è capace di infilare en passant una lunga scena a suo modo... lirica. Il classico incontro-scontro tra cecchini qui reso in un modo che se non stessimo parlando di un film di gente che si mena potrebbe venir valutata con la giusta esaltazione. Quando il cinema si nutre di sequenze come queste, quanto lo fa con competenza e con visibile passione, noi ne siamo ampiamente soddisfatti. Pensavo che il momento topico della pellicola sarebbe stato un qualche eclatante moto in moto o in volo a passeggio su cose altissime e invece, per quanto mi riguarda, il pezzo forte di Rogue Nation è un pezzo quasi silenzioso, quasi sommesso. Quasi in punta di piedi. Non fosse che i piedi finiscono poi in faccia.
Rogue Nation è un'altra conferma dell'ottima forma degli action di questi tempi oscuri. A partire dal super tamarro Fast & Furious 7, sfacciatamente e deliziosamente spacca-culi e con in aggiunta quello che è uno dei finali più sentiti visti di recente. Per passare poi al non plus ultra Mad Max: Fury Road, un vero e proprio gioiello visivo e non solo. A dimostrazione che l'impossibile è possibile se si hanno le idee. Quindi tutto funziona alla grande in Rogue Nation. Quasi. Da un uomo che ha creato un personaggio come Keyser Söze ti aspetti un cattivone coi fiocchi visto che notoriamente l'anello debole della serie è proprio quello indossato dal villain. In Mission: Impossible i cattivi non sono mai all'altezza di Ethan Hunt. Eppure su questa cosa si era ribattuto in Mission: Impossible II; era stato accuratamente precisato, ogni eroe ha bisogno di un cattivo. Bellerofonte ha bisogno di Chimera. Vercingetorige aveva bisogno dei romani. Ma McQuarrie ha anche scritto quella cosa spregiudicatamente orrenda che è The Tourist e quindi non c'è troppo da stupirsi. Peccato. Con un cattivo ben più incisivo  Rogue Nation poteva essere ancora più fico. È fico lo stesso, per carità, e c'è anche una figa. Sì. perché la storia del cattivone un po' spento viene recuperata con quello che probabilmente è il personaggio femminile più riuscito dell'intera serie, Ilsa Faust interpretata da Rebecca Ferguson, una giovane donna che (tra parentesi) ha un qualcosa di Romy Schneider. Una giovane donna che con estrema maestria riesce a rubare la scena a Tom o ad essere in qualche modo la sua perfetta controparte femminile nonché a superarlo in più occasioni (così come Furiosa supera Max). Rebecca Ferguson è l'elemento in più che fa la differenza e il suo è un personaggio femminile come non se ne vedevano da un po'. Davvero, davvero fica.

Il resto del gruppo? Rimane un po' in disparte. Il senso di squadra che costituiva l'ossatura dell'ottimo Protocollo Fantasma qui va a farsi una passeggiata. Jeremy Renner sta all'angolo, perlopiù in piedi e con le mani in tasca. Si cimenta in qualche faccina. Ving Rhames praticamente non c'è, i suoi magheggi si limitano ad una versione deluxe di google street view, anche perché poi il suo posto è stato in qualche modo preso da Simon Pegg. Simon Pegg per fortuna c'è. In sua assenza l'allegra simpatia non scomparirebbe ma senza l'uomo della trilogia del Cornetto (che in modo fulmineo srotola azzeccate battute qua e là) il film perderebbe un elemento fondamentale nell'economia del tutto. Or bene, di difetti Rogue Nation ne ha davvero pochi e alla fine il rintracciarli sarebbe un po' come cercare il pelo nell'uovo e qui non abbiamo propriamente un ovetto ma un bel piatto gustoso. Pregnante sotto molti aspetti. Una serie che si allontana, come giusto, dalla sua ispirazione diretta - James Bond - e che al contempo trova il tempo (proprio in Rogue Nation) di citarlo (Casino Royale). Una serie che episodio dopo episodio è riuscita a migliorarsi, fino ad arrivare a questo che è certamente il capitolo più riuscito. E quindi e comunque grazie di esistere Tom. Io ti voglio bene. E ogni volta mi dai nuovi entusiasmanti esempi da seguire. Ora, dopo il tuo grandioso Mission: Impossible – Rogue Nation so finalmente cosa fare nel caso dovessi perdere di nuovo l'aereo.

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