CAPTAIN FANTASTIC di Matt Ross (2016) Questo sì che è un film fantastic
Ciao, come va? Sono un po’ di corsa ma non perché devo recarmi in bagno, e quindi dovrò essere purtroppo il più sintetico possibile. Or bene, è accaduto. Cosa? Sai quando pensi che durante la stagione arriverà “quel film che”? Quando sei lì e okay ti spari un po’ di cinema qua e là e ogni tanto ti sembra che stai per beccare il film giusto ma poi l’entusiasmo decade perché no, quello non era il film giusto; quando hai proprio bisogno di incappare in una storia che tu già da subito te la senti dentro, te la senti tua. Quando d’improvviso eccolo che lo incontri finalmente quel film, il film che quasi banalmente si può chiamare “la sorpresa dell’anno”. Captain Fantastic è questo film, è il film che durante la stagione cinematografica 2016 (ne è passato di tempo) ho sperato di incontrare. C’è di tutto in questo secondo film di Matt Ross e stare ora qui ad analizzarne i molteplici aspetti sarebbe oltremodo interessante ma anche insindacabilmente noioso. Perché scrivere cose che più comodamente potrai assorbire direttamente durante la visione? Sento tuttavia di volerti dire, in modo strettamente confidenziale, un paio di cose. La prima è non guardare il trailer del film. Il trailer dice in eccesso e lo dice anche male. La seconda cosa da dire è un minimo di trama: un uomo di nome Ben Cash (il davvero fantastic Viggo Mortensen) vive nei boschi assieme ai suoi sei figli. Ogni figlio di Ben ha un nome “atipico”, un nome inventato. Questo per salvaguardare l’unicità di chi quel nome lo porta. Il buon Ben ha una ben chiara idea del concetto educativo. I suoi figli si fanno da sé, lui mostra la via. Diciamo che abbiamo una sorta di pedagogia steineriana, ossia un invito all’autoeducazione. L’allontanamento dal nozionismo, l’invito costante alla creazione. Per dire (e questa cosa la condivido in toto), nella famiglia Cash la parola “interessante” è abolita. Interessante è una non parola. “Come è quel libro? Mah, interessante”. I piccoli Cash sono invece invitati a costruire, a ricercare, ad analizzare. Quella di Ben è or dunque una pedagogia etica con dei pilastri da preservare: compassione, curiosità, onestà. Come ha anche giustamente riassunto Viggo Mortensen ospite oggi a Roma. Una bella giornata di sole per un uomo bello fuori ma soprattutto dentro. L’educazione, dice, Noam Chomsky, deve fornire le opportunità di autorealizzazione. La famiglia Cash condivide in pieno, così pienamente che Captain Fantastic può essere definito (e anche questa cosa mi piace molto) un film chomskiano. C’è tanto, tantissimo Chomsky in codesta pellicola di Matt Ross.
Tornando alla trama, ti dicevo di Ben che vive nei boschi con in figli. Leggono I fratelli Karamazov, leggono Lolita e vanno a caccia, e si allenano, e si arrampicano, e suonano. Può sembrare tutto molto strano ma se ci pensi bene è molto più assurdo il nostro modo di vivere e di educare. La famiglia Cash scapperebbe a gambe levate dall’Italia ma anche dall’America. Ed è quello che fanno, restandosene tra le querce. Purtroppo per loro un evento li costringerà ad uscire allo scoperto per inoltrarsi nella società. E visto come sono i Cash lo scontro sarà duro, se non drammatico. Cosa dire dunque di questo film? Guardalo perché è notevolmente bello. Ha un sacco di difetti, ci sono cose che lasciano perplessi ma cazzo ha anche un' anima e un cuore. Vorrei infatti che mettessero questo nella locandina del film assieme ai vari commenti di siti di cinema. Per Foto di Gruppo con Cavallo è un film che ma cazzo ha anche un'anima e un cuore. Ha un cuore grande come un bosco. E pensare che il gruppetto famigliare era a grosso rischio macchietta e a grosso rischio “tanta simpatia” ma non è così. Non è una commedia tutta equivoci (da qui l’invito a non guardare il fuorviante trailer). Captain Fantastic è un film che cela una forte componente drammatica ed il tutto è reso bizzarro dal fatto che certe questioni possano a noi apparire strane. Mentre non ci rendiamo conto di quanto strana sia la nostra vita, quanto fascista e consumistica. La Coca-Cola è in fin dei conti acqua sporca, la nudità è effettivamente naturale, il cristianesimo è effettivamente un'arcaica e perniciosa stravaganza. Con Ben ed i suoi figli siamo innanzi ad una prova di quello che Chomsky chiama il socialismo libertario e la cosa può effettivamente darci un pochetto fastidio.
Un’impostazione di vita ed educativa che purtroppo non è esente da problematiche, altra questione abbastanza profonda del film: il ruolo paterno. Ben odia il frazio fascista ma allo stesso tempo deve imporre delle regole e da qui si genereranno dei conflitti. Il pericolo è l'autoproclamazione, l’allontanarsi dall’essere un padre per divenire un santone, un guru, un generale. Da qui il senso del titolo del film, ossia il fatto che esser genitori è cosa complicatissima. Bisogna essere un po’ dei supereroi. Come si trova un equilibrio? Cosa è giusto e cosa sbagliato? L’uscita dal bosco è il superamento di una transizione ed è l’inizio della prova definitiva: sono stato un buon padre? Cosa sono diventati i miei figli? L’ideale, per nulla velato nel film, è quello platonico. Per Platone il governo della città doveva esser affidato ai filosofi, ossia ai sapienti. Quelli che nella Repubblica vengono definiti gli unici e veri portatori della conoscenza razionale. Solo il filosofo può raggiungere l’agathon, il bene per eccellenza. Oddio, i Cash viaggiano con più sobrietà ma, giustamente, fanno ugualmente bene a definirsi re filosofi (e anche questa cosa mi è piaciuta molto). Il viaggio verso la crescita, verso la maturità, viaggia su un autobus di nome Steven. Come in Little Miss Sunshine. Ed in effetti le analogie con quel bellissimo film dei coniugi Dayton e Faris vi sono. Little Miss Sunshine era più amaro, Captain Fantastic affonda sicuramente di meno il coltello (un bel coltello) nella amarezza. Da qui il suo maggior difetto. Un difetto che lo rende incompleto, spezzato. Anche se poi, senza spoilerare, il finale io l’ho letto in modo concretamente duplice. C’è una strana scissione, o più semplicemente c’è speranza. Speranza evocata ancora una volta nelle parole di Chomsky, bisogna ricorrere alla speranza. Sì, i calcoli non sono verificabili, l’essere umano continuerà a rimanere un mistero per sé stesso, le analisi potrebbero essere non attendibili ma noi testardamente dobbiamo fare ricorso alla speranza. E come direbbe Ernst Bloch, il filosofo della speranza, ciò che abbiamo davanti è una chiamata elettiva, una volontà d'essere; ciò che abbiamo davanti è il futuro ed il futuro deve essere carico di speranza. È un imperativo, è una missione (termine non a caso nel film). A chi affidare la speranza se non a giovani re filosofi? Prendi la famosa Tesi 11 di Marx: i filosofi hanno diversamente interpretato il mondo. Ora si tratta di trasformarlo.
Ecco quindi la riuscita del film. Captain Fantastic è un sano e importante richiamo a vivere con coscienza. Compassione, curiosità, onestà. E che bello che è quando si ode così chiaramente questo invito: l’invito alla verità. L’invito a rispettare l’altro. L’invito a rispettare sé stessi. Ma senza precipitare in cose troppo hippie, pericolo nel quale ci si imbatte nel film. In particolar modo quando si lascia spazio alla musica. Ma poi, sì, anche questo ci sta e una sequenza finale riesce miracolosamente a sfuggire al mieloso unendo piccole ma importanti parole ad un unione meravigliosamente umana. Magari poi la vita andrà a puttane, butterai la tua esistenza nel cesso e tirerai l’acqua. Magari i giovani Cash diventeranno a loro volta genitori, pessimi genitori. Si drogheranno, diverranno degli alcolizzati ma… Ma almeno per la miseria ci hanno provato. Sì, perché Captain Fantastic non è come Capitan Findus che si limita a fare nodi e ad ingozzarsi di pesce (“Quello lo chiami pesce?”, direbbero i Cash). Il gran bel film di Matt Ross è un racconto ove gli eroi senza super poteri esistono. O meglio, loro i super poteri ce li hanno: la cultura, l’intelligenza, il mettere il culo su una sedia per dedicarsi alla lettura (come amava dir Quintiliano, lo studio porta sempre a qualcosa), alla conoscenza e poco importa se prolifereranno gli ignoranti col dito medio alzato. Loro quel dito ce l’hanno già condannato ad infilarselo nel culo. Okay, ti devo lasciare. Non avrei mai pensato che mi sarei messo a scrivere così rapidamente in un luogo pubblico. Sembra proprio una banalità ma purtroppo non avevo scelta. Su Roma cala pian piano il Sole e chissà se anche Viggo lo sta osservando ora. Magari sta pensando “Chissà se Aldo Magro sta guardando questo Sole”. Sì Viggo, lo sto guardando ma non eccitarti troppo. Sei un grande Viggo, ma anche il resto del cast lo è. Anche George MacKay (visto in 22.11.63) lo è. Per non parlare delle fanciulle. Brava anche la fanciulla che ha creato i costumi, Courtney Hoffman (quella già pienamente ammirata in The Hateful Eight). Bella camicia quella tua Viggo. Me la ricordo, ce l’avevi in The Indian Runner di Sean Penn, era il 1991. Ti hanno anche messo nel video di Highway Patrolman del caro Bruce Springsteen. Or dunque, Captain Fantastic. Ora devo proprio scappare ma lo avrai capito, questo film te lo consiglio vivamente. Film con dei difetti ma almeno film con dei messaggi e, parolona, con dei contenuti. Ami domani chi non ha mai amato e chi ha amato, ami pure domani. Cosa centra? Sicuramente nulla, ma è il Pervigilium Veneris di un autore ignoto. Un bel messaggio vero? Ecco, anche questo film lo è.
SPOILER: curioso il momento finale del film, silenzioso e speculare all’ A History of Violence di Cronenberg. Due generi totalmente differenti ma un assai simile sguardo famigliare e paterno.
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