BRAINDEAD di Robert e Michelle King (2016) L'invasione degli ultrainsetti

Ciao, tutto bene da quelle parti? Spero di sì. Stamattina come mi sono svegliato ti ho pensato. Nello specifico ho pensato che volevo provare a scriverti due cose su BrainDead, dubito però di poter essere in grado. I miei reiterati episodi di alcolismo stanno minando le mie sinapsi e la mia, già flebile, capacità di un giudizio critico. Dovrò seriamente iniziare un percorso di recupero se no tra qualche mese mi ritroverò compresso tra tic, attacchi di panico, insonnia e morte. Il cervello è proprio una cosina da tenere a riparo, ma anche il fegato. Tutto ciò mi porta a considerare René Descartes, alias Cartesio. Hai presente no? L’indiscusso fondatore del razionalismo moderno. Possono sorgere perplessità sul pensiero – amava ribadire Cartesio ai suoi amici del bar – ma non vi è dubbio che cotale pensiero appartenga al soggetto che lo esprime. Abbiamo un io, è innegabile, e quindi anche il pensiero che vi alberga partecipa della verità. Cogito ergo sum. Codesta certezza del simpatico Cartesio andrebbe via via a sfaldarsi innanzi ad una vicenda come quella narrata in questa serie. In BrainDead ci sono sì persone che pensano ma quel loro pensiero non è loro, è degli insetti insediatisi nel cranio. Insetti spaziali che vogliono dominare il mondo. Per attuare questo piano di malefico dominio gli insetti prendono d’assalto Washington e in particolare i cervelli dei repubblicani e dei democratici. Per fortuna una documentarista sbarca in città, Laurel Healy. Arrivata da Los Angeles in cerca di finanziamenti per un suo film più che i finanziamenti troverà altro. Or dunque come è BrainDead? Be’, lasciami prima dire che da giovane mi interessavo molto di più alla politica rispetto ad adesso. Mi affascinava. Scrissi anche una lettera a Veltroni, per criticare alcune sue scelte, ma non mi ha mai risposto. Forse era già partito in Africa. Oggi le questioni politiche mi interessano meno. Non nel senso che ne sia estraneo ma non mi sparo più editoriali o articoli ove si sciorinano accurate analisi sulla dottrina del diritto. Anche se poi dovesse venirmi voglia mi basta incrociare Brunetta in televisione e guardare i suoi capelli ed ascoltare le sue non richieste opinioni per azzerare un qualche interesse da parte mia. Al limite ripenso a Gramsci ed anche a BrainDead, trovando una esemplificazione sul tema dell’egemonia e del consenso. Si, hai capito bene. Sta per partire il mio classico delirio. 
Non sono un esperto di politica americana e non ho la più pallida idea di come funzionino le cose al Campidoglio né quali meccanismi muovano il Congresso statunitense, tuttavia ho trovato interessante il moto politico mostrato nella serie. Il tutto mi ha fatto pensare in modo gratuito e fuorviante al filosofo di Ales. Gramsci, guardando BrainDead, potrebbe benissimo parlare di egemonia e quindi di consenso e quindi di quei momenti in cui i senatori si riuniscono per decidere cose. I senatori si incontrano, discutono, analizzano, rimandano e vanno anche in diretta televisiva. Quindi un confronto costante, un rinnovo. Proprio quello che per Gramsci sarebbe un consenso costantemente negoziato. Una faccenda positiva? Sì, visto che il contrario sarebbe il consenso passivo e la coercizione e quindi il totalitarismo. Un rischio che per il buon Gramsci si può evitare solo grazie alla promozione di istituti di partecipazione del popolo alla vita politica. In BrainDead si può notare come questo istituto di partecipazione popolare sia diventato la televisione o il web nonché un ufficio preposto all'ascolto degli elettori (Laurel Healy si occupa proprio di ciò). Ovviamente trattandosi di politica e di media l’eterogenesi fa capolino. Cosa diceva Macchiavelli a proposito dell’immaginazione? L'immaginazione è un'ottima arte ideologica per camuffare le cose. Per Macchiavelli l’apparire è fondamentale, soprattutto in politica. Il principe deve essere un gran simulatore e dissimulatore per poter vincere. Anche questo in BrainDead lo si capisce bene, una bambina col cancro che vuol visitare il Lincoln Memorial (chiuso per via del government shutdown) è soggetto accattivante in tal senso. Viene qui da pensare anche a Bernard Mandeville, hai presente? Sì, sì proprio lui, quello de La favola delle api, quel grazioso volume ove si critica la natura meschina dell’uomo. Quella natura che porta ad accaparrare quanto possibile, che porta al voler primeggiare nel pieno esercizio dell’inganno e della vanità. Per fortuna arrivano gli insetti alieni a risolvere le cose. La modalità del loro arrivo è tra l’altro geniale, come molte delle trovate di questa serie. Vuoi risparmiare sugli effetti speciali ma aver comunque delle immagini credibili? Come fare? Be’, semplice, si attinge dalla realtà. La realtà in codesto caso è presa dal meteorite precipitato in Russia il 15 febbraio del 2013 (da dire che anche DeLillo nel suo Zero K sfrutta il fatto).
Ecco quindi le graziose formichine prender possesso del Campidoglio e dei suoi ospiti. Cosa vogliono le formiche aliene? Vogliono mangiarci il cervello e assumere il controllo totale. Vogliono rinnovare il positivismo giuridico di Hobbes, vogliono un unico sovrano e un’unica legge. Vogliono il diritto come coercibilità. La fine del mondo è quindi vicina ma il mondo ha dalla sua i suoi inaspettati eroi: Laurel Healy, sorella del senatore Luke Healy. La dottoressa Rochelle Daudier e il tuttologo Gustav Triplett. Ma anche il capo di gabinetto (che detta così fa strano) Gareth Ritter. Costoro, come per omaggiare il Vindiciae contra tyrannos di Iunius Brutus, rispondono affermativamente alla domanda: bisogna resistere al tiranno? Il loro sì al ribellarsi, la modalità,  è un’altra cosa che mi è piaciuta di BrainDead. Nel senso che gli strumenti usati non sono violenti ma logici. Si fa ricorso ai sentimenti, alle emozioni, alla musica, al ballo, al sesso, ai cartoni della pizza (sequenza questa notevole), alla politica e quindi alla dialettica. In tal senso l’episodio da me preferito è il settimo, il tema è l’appendice Q del protocollo degli interrogatori ed è oltremodo un episodio sostanzioso nel mostrare le contraddizioni di un paese come l’America; un paese che ripudia la tortura e per questo la chiama in un altro modo. Ecco quindi che l’annegamento viene più cordialmente denominato immersione. Viene poi giustamente menzionato (citato) il giudice Antonin Scalia, il quale per difendere le “ragioni” della tortura negli interrogatori menzionò niente di meno che Jack Bauer. “Pensate a Jack Bauer e a cosa ha dovuto fare per tenere l'America al sicuro?” dice un senatore repubblicano. Chi è Jack Bauer? Il protagonista della serie tv 24, un personaggio di fantasia.
C’è molta fantasia anche in BrainDead ma non solo, c’è un grazioso mix tra il reale e l’immaginario, tra l’assurdo e il plausibile. Per dire, durante tutta la serie fanno da cornice i volti e gli scontri tra Donald Trump e Hillary Clinton e seppur si tenda a mettere repubblicani e democratici sullo stesso piano di giudizio, ogni volta che appare Donald Trump non viene risparmiato un certo moto di fastidio. C’è poi un interessante utilizzo del mezzo televisivo, strumento perennemente acceso da dove si alternano le trasmissioni di due giornaliste, una simpatizzante repubblicana e un’altra simpatizzante democratica. Per qualcuno non sono altro che la parodia delle vere giornaliste statunitensi Megyn Kelly e Rachel Maddow. Come detto, BrainDead è un incontro riuscito tra fatti reali e non. Pare* infatti che i coniugi King abbiano tratto ispirazione dal government shutdown del 2013. Se ti stai chiedendo cosa diavolo sia lo shutdown te lo dico subito… Fammi andare un attimo su wikipedia… Ecco, trovato. Allora, quando da parte del Congresso vi è il mancato accordo sul bilancio scatta l’interruzione delle attività di Governo e questo comporta una serie non indifferente di problematiche. Scatta il blocco dei fondi e monumenti, parchi, siti, canali televisivi e quant'altro vengono chiusi e i lavoratori rimandati a casa. Nel 2013 fu la riforma alla sanità di Obama a causare il blocco per via dell’ostruzionismo del partito repubblicano. La spinosa faccenda si risolse poi con un’intesa in extremis, ad una manciata di ore dal default. L’osservare la mancanza di uno spirito di compromesso ha portato or dunque i King a pensare a BrainDead, condendo poi il tutto con la loro passione per l’horror e la fantascienza e L'invasione degli ultracorpi. Cosa li ha invece portati a You Might Think dei The Cars (piccolo elemento geniale anche questo)? Come racconta** Robert King l’ispirazione l’ha presa da un vecchio condomino del piano di sopra che ascoltava Walk of Life “ad nauseam”. I diritti del brano dei Dire Straits costavano troppo e quindi si è ripiegato su You Might Think che alla fine è oltremodo calzante, basti guardare il video della canzone.
Or bene per rispondere alla domanda iniziale, come è BrainDead? Be’, a me è piaciuto assai. Seppur nella parte centrale vi siano due episodi un po’ troppo distanti dalla trama centrale e nonostante (soprattutto) un finale che mi ha lasciato un po’ di amarezza. Senza spoilerare, mi è parso che proprio laddove si doveva spingere verso un climax spaziale esplosivo si è andati ad ammorbidirsi. Non puoi regalarmi una scrittura così curata ed intelligente e poi scadere in un finale così moscio. Cazzo. Ci sono rimasto male. Avrei voluto qualcosa che mordesse di più e invece ciccia, si è scivolati anche verso una certa atroce incoerenza. Inoltre si sono lasciate aperte delle porte ma poi non si è andati ad esplorare. Forse perché si è accarezzata l'idea di una seconda stagione? A questo punto spero di sì. Comunque la sensazione di un finale mancato mi ha davvero buttato giù. Cari coniugi King non si fa così. O forse sì. Per amor di demenziale. E a tal riguardo BrainDead non ha risparmiato nulla. L’idea di veder qualcuno che defeca dall'orecchio mi ha conquistato. Le esplosioni mi hanno conquistato. Le citazioni di Kubrick mi hanno conquistato. La modalità di riassumere gli episodi precedenti mi ha conquistato. Un cameo assurdo mi ha conquistato. Gli attori protagonisti mi hanno conquistato (in qualche modo vi è una reunion di due attori del primo True Detective). Cast oltremodo azzeccato ove fra tutti primeggia un Tony Shalhoub in grandissima forma nel ruolo del repubblicano Red Wheatus (anche sua moglie Brooke Adams è nel cast, te la ricorderai sicuramente per I giorni del cielo e La zona morta). E poi c’è Mary Elizabeth Winstead che con i suoi occhi da cerbiatto è la ciliegina sulla proverbiale torta. Insomma, BrainDead mi è piaciuto assai e ogni volta mi chiedo come facciano ‘sti americani a scrivere così bene. Gesù, in un’altra vita vorrei essere uno sceneggiatore statunitense. Guardi loro e pensi Cavolo, questi sì che sanno scrivere le serie tv. Poi guardi alla scrittura in Italia e un pochetto ti deprimi. Poi se mi metto a pensare a Brunetta mi deprimo ancora di più. Coi capelli che si ritrova manco le formiche spaziali gli entrerebbero nel cervello. Mi vedo invece bene Renzi con le formiche nel cervello, formiche che magari lo porterebbero a ritirare di nuovo fuori la solita vecchia storia del ponte sullo stretto. E le formiche nel cervello di Matteo Salvini? Il cervello… No, non entrerebbero mai in quel cranio padano. Ma meglio non rattristarsi. Facciamoci una bella cantatina piuttosto, cercando di dimenticare per sempre questa mia penosa non-recensione… Dàdà dà dàdà. You might think I'm crazy, to hang around with you. Maybe you think I'm lucky to have something to do. But I think that you're wild, inside me is some child...         

*http://variety.com/2016/tv/news/braindead-premiere-cbs-robert-michelle-king-1201794652/   

**https://www.washingtonpost.com/lifestyle/style/in-tvs-braindead-bugs-eat-the-brains-of-dc-politicians-its-a-metaphor/2016/06/08/83133b42-2a75-11e6-ae4a-3cdd5fe74204_story.html    

Commenti

Post popolari in questo blog

MUKHSIN di Yasmin Ahmad (2007) Il mondo sopra un albero

NYMPHOMANIAC di Lars von Trier (2013) Plateau orgasmico

BOJACK HORSEMAN di Raphael Bob-Waksberg (2014) Foto di gruppo con cavallo